Per capire questi cambiamenti partiamo da alcuni dati statistici. L’Italia è al primo posto, rispetto a tutti i paesi dell’Unione Europea, per numero di imprese agricole condotte da under 40. Nel 2016 sono state create e avviate, da ragazzi ventenni e trentenni, ben 7.569 nuove imprese, molto innovative, che abbracciano un ampio arco di attività agricola. Dal recupero di vecchi e antichi mestieri, pensiamo alla pastorizia, fino al riciclo e al riuso, in chiave industriale, di scarti agricoli. L’agricoltura è uno dei pochi settori che in questi anni nonostante la crisi ha vissuto un incremento occupazionale. Gli occupati in agricoltura sono aumentati dell’1,6%, con un incremento sostenuto delle fasce giovanili, di età compresa tra i 15 e i 34 anni (+4,3%) dato che mostra un deciso processo di ricambio generazionale. E l’agricoltura non è più solo “maschia”: ormai un’azienda su tre è in mano a una donna. Record europeo che vede nel nostro paese più di mezzo milione di conduttrici agricole. Il doppio della Spagna, e il triplo di Germania e Francia. Ma come si spiega questo risultato? Quando il lavoro non c’è o scarseggia, bisogna saperlo anche inventare, mescolando tradizione e innovazione, recupero del passato e rilancio verso il futuro, passione e realismo, qualità della vita e ambizioni di autonomia economica. E l’agricoltura offre sotto questo profilo un ampio spazio di manovra. Non va dimenticato che siamo noti nel mondo per le nostre tradizioni eno-gastronomiche, per le produzioni tipiche, per il valore estetico dei nostri paesaggi e del patrimonio artistico. L’affacciarsi di nuove leve, con un alto livello di istruzione e la diffusione delle nuove tecnologie ha rivoluzionato l’agricoltura portando al suo interno nuovi valori, prodotti, redditi. Si pensi all’attenzione alla qualità del prodotto, con i marchi Indicazione Geografica Protetta – IGP e Denominazione di Origine Protetta – DOP, i prodotti biologici e quelli biodinamici che tutelano i consumatori e le produzioni. La diffusione dei navigatori ha portato direttamente in azienda migliaia di consumatori alla ricerca del genuino portando allo sviluppo di spacci aziendali e alla necessità di una buona capacità di comunicazione. Una agricoltura quindi che sconfina nel settore turistico e della ricreazione con migliaia di aziende agrituristiche e bedandbreakfast, masserie didattiche, centri benessere. Attività che richiedono personale competente e attrezzature molto diverse dalla “zappa”.
Un altro settore in forte sviluppo è quello ambientale. Del resto è proprio nelle aziende agricole, per gli spazi e per la possibilità di “chiudere il cerchio”, che le tecnologie e le pratiche ecologiche possono trovare più spazio. Così l’agricoltura diventa cura del paesaggio, dei percorsi pedonali e del turismo equestre, del recupero degli scarti e della produzione di energie rinnovabili.
Un esempio? Quello di due giovani siciliane Adriana Santanocito e Enrica Arena.
Che hanno brevettato in collaborazione con il Politecnico di Milano, la produzione di un filato realizzato con gli scarti dell’industria agrumaria ed in particolare le bucce di arancia. Dalle bucce viene estratta cellulosa utilizzabile per la filatura, attraverso le nanotecnologie poi, l’olio essenziale degli agrumi viene fissato sui tessuti e questo permette il rilascio sulla pelle di vitamine A e C con importanti effetti benefici. L’agricoltura insomma “tira” e si candida per essere un settore giovane, innovativo e dal forte carattere creativo. Una ragione in più per formarsi, professionalizzarsi e intraprendere attività lavorative in questa direzione. Sono proprio queste considerazioni ad alimentare l’attività dell’Istituto Tecnico Agraria, Agroalimentare e Agroindustria R. Luxemburg di Acquaviva delle Fonti.